I Feel You Linger in the Air: Uncut Version
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Una gemma, non solo tra i BL
Ho voluto guardare quest'opera nella versione più lunga, in quanto ritenuto che fosse probabilmente più comprensibile e comunque più aderente a quello che doveva essere stato l'intento del regista. se ciò si è tradotto, in certi momenti, in qualche lentezza, penso che la mia scelta mi abbia comunque permesso di guardare un drama molto più ricco.Sarebbe ingiusto incasellare e quindi declassare questo drama in una casistica denominata BL. siamo in gran parte propensi a pensare e a credere che un prodotto con queste tematiche debba essere per forza un prodotto di nicchia, un po' snob o magari un po' all'acqua di rose, fatto solo per passare qualche ora di divertimento un po' fuori dal coro, magari un po' pruriginoso.
se a volte può anche essere, e non vedo cosa ci sia di male, non è assolutamente questo il caso. Quello che ho appena finito di vedere è un drama che rasenta il capolavoro. Non assurge a questo titolo, a mio modesto e personalissimo parere, solo per qualche incongruenza, probabilmente dettata da necessità cinematografiche, di trasposizione dal libro originale che non ho letto, e così via. C'è una scena madre in cui al maggiordomo Jom viene consentito di interrompere un pranzo con personalità importanti per presentare un'esibizione che non si sa bene come sia potuta avvenire, c'è forse qualche coincidenza di troppo, e ci si potrebbe legittimamente domandare come un subacqueo con muta, pinne, e tutto l'armamentario, sia pronto a salvare il protagonista caduto in un fiume. Ma, per quanto questi accadimenti disturbino sul momento il fluire meraviglioso di quest'opera, sono peccatucci veniali che si perdonano più che volentieri perché sommersi dal flusso indimenticabile di tutte le vicende.
La prima cosa che si nota in questo dramma è la stupenda cinematografia. Colori, inquadrature, transizioni, sfumature, tutto grida professionalità e, prima ancora, arte. ambientazioni e costumi sono spettacolari, pur senza essere sontuosi perché non ci si trova in un ambientazione di palazzo. Ci sono molti riferimenti, allusioni, per esempio tutto un gioco sui fiori di frangipane, splendidi, profumatissimi, ma velenosi e proni ad appassire in fretta.
La storia ci narra le avventure di un architetto, Jom, che sta rimodernando una casa di un secolo prima ed è perseguitato da sogni e da quelle che crede di essere allucinazioni in cui si vede assieme a un uomo in quella stessa casa. Lasciato improvvisamente dal proprio compagno, si ubriaca e finisce con l'auto in un fiume, per poi risvegliarsi nello stesso luogo ma cent'anni prima. Lì conosce l'uomo che vedeva nei suoi sogni, che risulta essere il figlio di un signorotto locale, e i due avranno una passionale storia d'amore. C'è tutto un contorno di relazioni burrascose, forse un po' troppo concentrate per essere all'interno di una stessa famiglia, mentre il nostro Jom risulta essere pivotale al cambiamento nella famiglia, molto all'Antica e incentrata, come spesso all'epoca, su un patriarca duro ma con debolezze.
I personaggi di spalla e secondari sono tutti ammirevolmente recitati dagli attori a cui sono stati affidati, non assistiamo, se non forse in rarissimi casi, ad eccessi di recitazione, il che contribuisce a rendere questo titolo ancora più godibile.
Ma la standing ovation va sicuramente alla coppia principale, due attori magnifici che hanno saputo interpretare una coppia di amanti contrastati in modo persuasivo e coinvolgente, senza praticamente mai sforare nell'eccesso di melodramma. Le musiche e le canzoni hanno sapientemente accompagnato tutta la visione, molto adatte alle immagini e sicuramente coinvolgenti nei testi.
Dove forse è mancato qualcosa è nella contestualizzazione storica delle vicende: sappiamo che avvengono nel 1928 , periodo che nella mia ignoranza penso sia foriero di grandi cambiamenti in Thailandia, ma del quale non so nulla di più. Tutta la vicenda è concentrata nella magione padronale, che risulta essere un po' avulsa da spazio, tempo e accadimenti. Stiamo comunque sempre parlando di un isekai, e quindi questa cosa ci può anche stare.
Il finale, dopo le ultime due puntate costellate da tante lacrime impossibili da trattenere, è una chicca che perdura anche dopo i titoli di coda, per cui si raccomanda di guardare l'ultima puntata fino all'ultimo secondo.
Ci sono coppie e amori che trascendono lo spazio e il tempo. Non è vero, ma fa tanto bene all'anima pensarlo.
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A little amateur, but enjoyable
It's a little very low budget project, and it shows, but...* The costumes are very stylish, very, very good indeed.
* The actors are good and pleasant. Samael and Lilith are cosplayers and actors, very professional. The rest are ok too.
* The CGI is not worse than some of it in larger productions.
* The settings are perhaps a little trashy, but it's justified by the story.
* The story itself is enjoyable, not original, but honest.
Sadly:
There are no decent eng subs. Perhaps they're AI generated? You can find this on Youtube only, I think.
Background noises are terrible.
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Commediola simpatica e pucciosa, ben recitata
Commediola romantica molto, molto carina e pucciosa, dove, se mai nevicasse, i fiocchi sarebbero di zucchero filato.Amo questi drama brevi, consistenti sostanzialmente di un unico, lungo cliché.
In questo caso, abbiamo avuto una coppia decisamente attraente - Lee Seung Gyu mi fa impazzire - e che, soprattutto, recita in modo molto convincente e naturale. Oltre a ciò, messi insieme formano una coppia davvero credibile e tenerissima e, non ultimo, sanno prodursi in baci elettrizzanti.
Anche gli attori di contorno hanno recitato molto bene, in maniera naturale, quando non richiesto diversamente per esigenze di comicità.
La storia è quello che è, molto all'acqua di rose, e non potrebbe essere diversamente, data la brevità del drama, ma non dimentichiamo che l'acqua di rose ha un effetto rinfrescante!
Il bello di questa produzione è che è presentata con molto garbo, senza mai sconfinare nel cattivo gusto o anche solo nell'erotismo un po' più spinto. Una bella cinematografia contribuisce ulteriormente alla buona riuscita di questo titolo.
Abbondantemente promosso per passare un paio d'ore di relax, col cervello in rigorosa posizione off, e il romanticismo fuori controllo.
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Un gran pasticcio
Se l'interpretazione molto rigida e impacciata, almeno dei due personaggi principali, può essere scusata dall'essere Mos e Bank a inizio carriera e quindi, in definitiva, dovuta alla loro sostanziale inesperienza, altrettanto non si dovrebbe dire per quanto riguarda l'orrendo svolgimento della storia. Non fosse che, in realtà, anche lo sceneggiatore, che funge pure da regista, si trova in questa produzione decisamente alle prime armi, e purtroppo si vede forte e chiaro.Il fatto che si tratti di una storia in soli otto episodi non scusa l'increscioso minestrone in cui è stato gettato un po' di tutto senza in realtà sviscerare quasi nulla: o sfoltire o allungare, non c'è via di mezzo.
Partiamo all'inizio da due ragazzi etero (già!) che si danno molto da fare con le ragazze, ci danno intendere che sono rivali per una di loro, in qualche modo pare che uno dei due voglia fare un bruttissimo scherzo all'altro e ne rimanga invece gabbato con tanto di giochini sadomaso e allegato filmino. Ora, che nelle storie BL non si vada tanto per il sottile in fatto di consensualità è cosa risaputa e deplorata, però qui si è decisamente esagerato.
La parte "ricevente" della storia, Yai, è un ragazzino ricco e viziato prono a scatti d'ira e capricci. L'attivo, Mangkorn (Drago), che pare inizialmente un uomo scafato, astuto e sofisticato, si scioglie quasi immediatamente al sole quando si trova in compagnia dell'altro.
Questi due passano nel giro di pochi minuti dall'odio più feroce all'amore più sfrenato, senza alcun periodo di transizione e senza neanche farci capire che ci sia stato qualcos'altro in mezzo. Improvvisamente Yai, invece di essere vendicativo e furente, diventa un tenero micetto. Ah, e dei suoi giochini "particolari" non si parlerà mai più.
Nel frattempo, nel calderone del racconto viene gettato un po' di tutto e di più, pescando allegramente alla fiera del cliché: le amicizie infantili, la morte di un genitore, gli acerrimi rivali che diventano amanti senza passare dal via, le guardie del corpo imbelli (non ho capito cosa dovessero sorvegliare o chi fossero, ma tant'è), i matrimoni combinati, una matrigna, un terzo incomodo che torna dall'estero, l'obbligatorio periodo di separazione, e così via accumulando. Il tutto è inframezzato da una copiosa messe di fraintendimenti e capricci da parte di quello che viene definito "moglie". E che cavolo, è (quasi) sempre il passivo della situazione ad essere più infantile, capriccioso, immaturo, "piccolo", e non solo di dimensioni. Stucchevole.
Lo svolgimento delle vicende è, per certi versi, accelerato, perché si sono voluti inserire molti temi, non ultimo la quasi onnipresente tirata a favore della possibilità di sposarsi da parte delle coppie omosessuali. Normalmente lo apprezzo, ma in questo caso sembrava un pistolotto aggiunto a caso, perché pronunciato in maniera piatta da una coppia lesbica che si è vista poco, tanto poco da dubitare che sia più di una coppia di amiche.
L'accumulo di situazioni buttate lì alla peggio viene in qualche modo bilanciato, si fa per dire, da infiniti minuti in cui non succede niente e i due piccioncini si guardano languidamente, mentre scorrono lunghissimi flashback sulle note di una canzone. Pregevoli canzoni, ma insomma.
No, non ci siamo. Opera piuttosto pedestre, senza molti punti di forza, che va avanti come se messa insieme incollando fra loro
dei pezzi sgraffignati qua e là da altre produzioni. Disarmonica, anche nell'editing.
Perfino la tanto osannata chimica della coppia protagonista devo ancora trovarla: Mos fa spesso smorfie melense a casaccio (e dovrebbe imparare a piangere), mentre Bank è talvolta molto rigido nelle posture . Insomma: si vede troppo che recitano, ma sono giovani, si faranno.
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TharnType Special: Our Final Love
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meglio lo special del dramma principale
In un'atmosfera molto più divertente e rilassata, per quanto con un paio di momenti più tesi, i nostri piccioncini ci fanno ridere e commuovere mentre ricordano l'accoglienza che il padre di Type ha riservato al suo ragazzo quando l'ha presentato in casa qualche anno prima. Una brutta accoglienza davvero!Non manca una obbligatoria scena romantica, in cui possiamo apprezzare il duo principale con una chimica decisamente migliore rispetto a quella presentata nella serie.
Un modo più che degno per concludere un ciclo, con uno special che lascia un buon sapore in bocca.
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finale confuso poco soddisfacente
per essere un mini drama non è affatto male: gli attori recitano in maniera più che decente e per quanto mi riguarda trovo i protagonisti maschili molto gradevole alla vista. la musica lascia un po' il tempo che trova ma non è la parte più importante di questo spettacolo. trucco e parrucco sono molto più che sufficienti e anche le ambientazioni si difendono bene per quanto ci troviamo sempre in ambienti chiusi. inizialmente anche lo svolgimento era intrigante ma verso la fine ci siamo persi parecchio. parliamo della ragazza che inghiotte degli scorpioni o giù di lì che non si sa bene da dove sia uscita questa cosa. sembra andare tutto a catafascio e improvvisamente tutti i santi o quasi tutti i santi finiscono in gloria quasi come se ci fosse un deus ex machina ad aggiustare ogni problema. tutto si aggiusta negli ultimi cinque minuti il che è veramente affrettato anche per un mini drama di queste dimensioni. se non avessero pasticciato così il finale avrei assegnato volentieri anche un 8 e anche così sette e mezzo forse è un po' eccessivo.Considerați utilă această recenzie?
pedestre, tranne gli effetti speciali
fortunatamente è molto breve perché se fosse durato di più non credo sarei riuscita a finirlo. la storia è talmente trita e ritrita che sembra un omogeneizzato, tra l'altro ci lascia in sospeso in attesa di una seconda stagione che a questo punto spero non facciano mai. i cosiddetti colpi di scena sono qualcosa di penoso e non mi stupirei se in futuro ci venissero a raccontare che in realtà il fiore è la ragazza. gli attori sono pedestri, al punto che mi domando se siano effettivamente degli attori professionisti o gente presa dalla strada o dalle accademie al loro primo lavoro. inoltre gli attori non sono neanche particolarmente carini per cui neanche da questo punto di vista ci si salva. tra tutti quanti hanno una sola faccia: monolitica. l'espressione dei sentimenti, questa sconosciuta. assolutamente bocciato e sconsigliato. l'unica cosa che si salva sono gli effetti speciali, abbastanza carini per il genere e per il tipo di lavoro. aggiungiamoci che gran parte delle scene sono buie perché comunque stiamo parlando di un mondo di vampiri e quindi si presume che stiano in stanze buie candele e quant'altro insomma tutta l'ambientazione è abbastanza penosa e di cattivo gusto. terribile.Considerați utilă această recenzie?
Love Me in Three Days
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innocua commediola con risvolti paranormali
simpatica fresca e innocua romcom senza troppe pretese. La parte paranormale non viene spiegata e non si capisce bene la logistica della faccenda. Ad ogni modo i due protagonisti sono carini e nella parte e anche le spalle recitano bene. i personaggi sono cliché e anche le situazioni, ma la serie si lascia guardare senza fastidio. Buona per un paio d'ore di relax a patto di non cercare logica. Quella manca proprio. Come d'obbligo in questo tipo di commedia, il lieto fine e la punizione dei cattivi ci lasciano un buon sapore in bocca.nulla da segnalare sul fronte della colonna sonora: potabile.Considerați utilă această recenzie?
Love for Two Lives
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Commediola isekai talmente sciocchina da essere godibile e divertente
Effettivamente non si può dire che si tratti di una serie con significati profondi, insegnamenti e quant'altro. E' tutto molto lineare e poco impegnativo, ai limiti dell'assurdo e oltre, ma condotto con una leggerezza che rallegra il cuore.Non ci sono Big boss di grande spessore e alla fine non tutti i cattivi fanno la fine che dovrebbero meritare, anche se per almeno uno di essi siamo portati a provare un moto di simpatia. Però purtroppo occorre segnalare come, e accade troppo spesso, ad una persona sovrappeso sia assegnato un ruolo comico di persona volubile, infantile, di scarsa intelligenza, e che si abbuffa in maniera incivile. Body shaming all'opera. Quando poi vediamo certe attrici al limite - e forse oltre - dell'allerta medica per eccessiva magrezza, il paragone non potrebbe essere più stridente. Specie quando si parla di palazzi del potere, ci si domanda come certi scriccioli possano portare a termine le gravidanze che occorrono per produrre i tanto desiderati eredi. Non è questo il caso, comunque, qui ci si batte per il potere e basta. I figli verranno dopo.
Gli attori hanno fatto un buon lavoro, specie considerando che si tratta di un drama con episodi brevissimi, e quindi senza grandi mezzi, sia a livello di cast, che di costumi e ambientazioni. Ad ogni modo, pur trattandosi di una serie secondaria, è una produzione che si difende bene e, per certi versi, decisamente migliore di tante produzioni ben più importanti e osannate, ma che non sono riuscite a centrare l'obbiettivo. Qui il focus è una storia romantica e divertente, che riesce ad intrattenerci benissimo. Obbiettivo raggiunto.
Il finale non è così scontato come si potrebbe pensare, e forse è una delle parti più deboli di tutta la serie, perché lascia in sospeso un paio di problematiche non secondarie e, negli ultimi 5 secondi, crea un moto di fastidio verso la protagonista. Forse hanno voluto lasciare spazio per una seconda stagione che però, al momento, ancora non c'è. Ad ogni modo, lo show è concluso anche così, e concluso bene.
Trattandosi di un drama così breve, non impegnerà troppo del nostro tempo e, come intermezzo riposante, magari fra altre serie emotivamente più impegnative, sarà un'ottima boccata d'aria fresca.
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Non ci siamo
Ci troviamo in un mondo cinese antico di fantasia, dove comandano le donne e gli uomini sono sottomessi. O dovrebbero esserlo, perché se ne vedono molto pochi, e quei pochi che si vedono o sono soldati o sono intrattenitori delle case di piacere per le donne ricche (dove però, molto pudicamente, le donne si limitano a bere e ad assistere a qualche castissimo spettacolino di danza…). O dovrebbero esserlo, intrattenitori, solo che sono anche qualcos’altro e, insomma, il protagonista maschile Shen Ye è un uomo astuto e bellissimo dalle diverse identità, i cui scopi non sono chiarissimi. Quel che è certo è che vuole raggiungerli sposando la principessa Shu Cheng, rampolla di una potentissima famiglia. Dice di amarla, fa per lei qualsiasi cosa, ma quali sono i suoi fini? Sullo sfondo di una lotta per il potere fra l’imperatrice e la famiglia Shu, in mezzo ai soliti cliché di antichi massacri, tradimenti, complotti, false identità, malintesi e ingiustizie, si sviluppano due storie d’amore molto travagliate.Purtroppo lo svolgimento lascia alquanto a desiderare. Le situazioni sono spesso ripetitive, o talmente assurde da far cadere le braccia per terra. Sembra si faccia a gara a minacciare di uccidere, o uccidersi, o farsi ammazzare, o sacrificarsi per la famiglia o la “causa” e così via cantando, e la cosa diventa parecchio stucchevole. Il drama è ambientato in un regno – chiamiamolo impero, visto che c’è un’imperatrice – ma la corte, ovviamente tutta femminile, è minimale, così come le ambientazioni, pochissime, e alla fine ci si riduce a portare avanti dei complotti risibili nelle solite quattro stanze in croce, tra i membri di tre famiglie o giù di lì. Pesante. Aggiungiamoci che solo le donne sono ufficiali dell’esercito ma, quando si tratta di scontrarsi con qualche uomo fra i personaggi principali, le donne perdono sempre, chissà perché. Anche le protagoniste, che dovrebbero essere dominanti, finiscono in realtà per essere sempre vittime della forza o dell’astuzia del maschio di turno. Inutile inventarsi un mondo matriarcale quando poi il motore della storia sono i maschi. Peggio: è umiliante per le donne. Non solo le dipingono come meschine guerrafondaie, esattamente come gli uomini, che ci potrebbe anche stare: il potere corrompe. Ma sono pure incapaci, messe di fronte all’asso pigliatutto maschio.
Il sale del discorso, più dei complotti per ottenere o mantenere il potere, pare essere il continuo scontro fra Shen Ye e Shu Cheng. Lui dice di essere innamorato di lei, che finisce anch’ella per innamorarsi di lui, ma è presa in mezzo ai giochi di potere e non può fidarsi del dolce maritino perché le racconta troppe bugie. Problema è che, a qualunque piatto tu aggiunga troppo sale, alla fine risulterà immangiabile. Il sedicesimo episodio pare terminare in maniera quasi soddisfacente, anche se non risolve nulla e non spiega proprio tutto. Il problema nasce nel successivo epilogo di pochi minuti, in cui ci suggeriscono un finale completamente diverso, che dovrebbe proseguire in una seconda serie. Non so se la faranno, il punteggio di questo drama non pare indicare un gran gradimento da parte degli spettatori. Conviene ignorare l’epilogo o, meglio, non guardarlo proprio.
Che dire degli attori? Indubbiamente Yuan Hao è un ragazzo bellissimo e un bravo attore, adatto al ruolo che gli è stato assegnato, per quanto non abbia fatto faville. Altrettanto non posso dire di Claire Jia, la protagonista, che non mi è piaciuta moltissimo. In realtà, gli attori mi hanno lasciato tutti abbastanza indifferente, forse perché anche il drama in sé non mi è piaciuto molto. Le protagoniste più anziane le ho trovate rigide e poco comunicative e, se la Wan Qing di Yakisa è stata abbastanza convincente nel suo ruolo poco entusiasmante (chi la paragona, almeno nell’aspetto, a Zhao Lusi, non sbaglia), il secondo protagonista maschile è stato terribilmente statico, modello faccia di pietra, ma forse è dipeso dal personaggio. Carini, ma niente di più, i caratteristi.
Il commento musicale è dimenticabile – e infatti non ricordo nulla – mentre i costumi, pur se non cambiati spesso, sono abbastanza gradevoli. Con una eclatante eccezione: il “velo” metallico che hanno inflitto sul viso del povero Yuan Hao quasi come una museruola è qualcosa di indecente, da tanto è assurdamente brutto! Scenografie anonime e un editing abbastanza carente completano questo drama a basso budget che avrebbe potuto essere decisamente migliore. Sorge spontaneo il paragone con Romance of Tiger & Rose: un paragone che Ye Cheng perde su tutta la linea.
Il lato positivo della questione è che si tratta di una serie molto breve, rispetto ai soliti standard cinesi, quindi non mi ha impegnato più di tanto. Probabilmente, se fosse stata più lunga, l’avrei abbandonata prima della fine, e già così ho faticato un po’. So che ci sono spettatori entusiasti di questo titolo, che non saranno per niente d’accordo con me. Pazienza. Io comincio sempre la visione sperando di incappare in un capolavoro, se non succede, non è colpa mia!
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Drammone vecchio stampo, ma ce ne fossero!
Quando si tratta di drama interpretati da Ji Sung, si va spesso a ricadere nel mio solito discorso: a mio modesto e personalissimo parere, Ji Sung è un dio. Più invecchia e più migliora, sia come viso che come recitazione. Può fare – e ha fatto – qualsiasi cosa, e alla grandissima. La sua capacità di calarsi nei personaggi, di farci percepire le emozioni più sottili o, al contrario, le più devastanti, è qualcosa di magico. Riesce a reggere e a rendere plausibili le situazioni più drammaticamente improbabili. Purtroppo, però, lo ritroviamo spesso a recitare in opere in cui la sceneggiatura è, per certi versi, un po’ “troppo”. Questo show non fa eccezione.Secret (love) è un drama sudcoreano del 2013, per la regia di Baek Sang Hoon (Descendants of the Sun, Love in the Moonlight, The King: Eternal Monarch) e Lee Eung Bok (Descendants of the Sun, Goblin, Mr. Sunshine) e la sceneggiatura di Choi Ho Chul e Yoo Bo Ra, in 16 episodi da circa un’ora ciascuno.
Si narra la storia di un quadrilatero pseudo amoroso. Min Hyuk (Ji Sung) è un ricco rampollo di buona famiglia, futuro erede di una società, collerico e a tratti meschino, riluttante a sposare l’amica Shin Se Yeon (Lee Da Hee), figlia di un politico e impostagli dal padre dispotico, perché ama una ragazza povera. Do Hoon (un ottimo Bae Soo Bin) è un onesto pubblico ministero fresco di nomina, fidanzato con Yoo Jung (una splendida Hwang Jung Eum), una panettiera che l’ha finanziariamente aiutato negli studi. Una notte di pioggia, mentre tornano a casa in auto, Do Hoon segretamente investe e lascia morire la fidanzata di Min Hyuk e alla fine Yoo Jung, fidandosene, per evitare di stroncargli la carriera, propone di dichiarare di essere stata lei alla guida, e finisce per beccarsi 5 anni, anche a causa della persecuzione contro di lei che Min Yuk porterà avanti per molti anni. Uscita di prigione, Yoo Jung scoprirà che le cose sono cambiate e, mentre Min Yuk continuerà ossessivamente a perseguitarla fino ad amarla, dovrà difendersi anche dal vecchio fidanzato e dalla sua famiglia, dalla gelosa Se Yeon e, insomma, un po’ da tutti.
La quantità di disgrazie e mortificazioni assortite che, a mezzo di fatalità o dell’intervento di diverse persone, precipitano sulla povera Yoo Jung, è indescrivibile. Si va – e l’elenco non è esaustivo - dalla carcerazione, alle ferite, alla perdita del figlio, dalla malattia mentale del padre alle umiliazioni assortite e alla continua tensione in cui la tiene Min Yuk, senza dimenticare le pressioni di ogni tipo che le fa l’ex fidanzato, terrorizzato all’idea che vengano scoperte le sue malefatte. La ragazza passa molto tempo a piangere, e Hwang Jung Eum lo fa benissimo, ma non solo: tutta la sua performance è convincente e misurata. Se qualcosa si può rimproverare al personaggio, è il suo continuo bisogno di inchinarsi e di scusarsi con chiunque. Eppure, per moltissimo tempo, nonostante le continue minacce di Do Hoon, rifiuterà di rivelare la verità a Min Yuk. Pare che sacrificio sia la sua parola d’ordine e a volte ci si scopre a sperare che la cambi.
Per contro Min Yuk, che vediamo in principio come un uomo egocentrico e facile alla collera, prono a pericolosi scoppi d’ira e francamente molto infantile, col tempo impara ad apprezzare Yoo Jung e, mentre continua la sua persecuzione con modi spesso da stalker psicopatico, cambia pian piano i suoi interventi, passando dalla punizione alla protezione, man mano che si rende conto che la ragazza è diversa da come se la immaginava e che forse in quella fatidica notte le cose sono andate diversamente dalla verità ufficiale.
Nel frattempo, l’ex onesto pubblico ministero Do Hoon, sentendosi minacciato da Yoo Jung e da Min Yuk, riesce a farsi assumere come avvocato dal padre di lui e ad assumere nella società una posizione di preminenza. Il comportamento sempre più minaccioso e traditore del legale, che si allea con Se Yeon contro Min Yuk e Yoo Jung e sembra disposto a distruggere tutto pur di mantenere nascoste le sue sempre più terribili malefatte, è magnificamente recitato da Bae Soo Bin, veramente superbo in questa parte così repellente. Ha recitato così bene che, sulla piattaforma di Rakuten Viki, una buona parte dei commenti degli utenti erano insulti al suo personaggio. In verità, anche Min Yuk si è preso la sua buona dose di (meritati) insulti, e perfino Yoo Jung, giudicata troppo arrendevole e votata all’inutile sacrificio.
Insomma, ci troviamo di fronte ad un drammone, un vero e proprio melodramma vecchio stampo, prono all’esagerazione, che occorre guardare dimenticando, almeno a tratti, l’esistenza delle parole ‘logica’ e ‘plausibilità’. A parte la massa delle miserie che capitano alla povera Yoo Jung, che manco a Candy Candy, si potrebbe legittimamente chiedersi come, in una grossa società, ad un avvocato appena arrivato vengano affidate posizioni di potere. Le scelte di Se Yeon sono abbastanza estreme e spesso incomprensibilmente autolesionistiche. Il rapporto della coppia principale (Min Yuk e Yoo Jung) è tossico e si sviluppa in maniera morbosa: lui la perseguita ossessivamente ed è almeno concausa di parte delle tragedie che la colpiscono ma, in seguito, pare vittima di una specie di sindrome di Stoccolma al contrario per cui la sua ossessione dall’odio passa all’amore. E questo, nel suo personaggio, potrebbe anche essere comprensibile: la bella ha domato la bestia. Ma la bella, dopo aver subito infinite angherie, tra l’altro completamente immeritate, come può così velocemente innamorarsi della bestia? Diciamo che fa parte del suo carattere.
Tutto ciò, però, potrebbe essere superabile. Se riesce l’operazione mentale ‘segui la storia senza farti troppe domande’, Secret è un drama emotivamente intenso, dove la tensione rimane alta, senza troppi cedimenti, per tutta la durata dell’opera. Forse il finale è stato un po’ affrettato, ma comunque le vicende terminano in modo soddisfacente, alcuni cattivi vengono puniti, altri la fanno franca, ma il mondo sappiamo che non è perfetto.
Ci sono però almeno due punti che potrebbero essere controversi. Il primo riguarda ( SPOILER ) un’adozione irregolare. Lascio il giudizio allo spettatore.
Il secondo, veramente fastidioso, è il vizio che hanno sia Min Yuk che Do Hoon di strattonare e trascinare Yoo Jung qua e là per un braccio. Chiaro che è una scelta registica, d’accordo che siamo in Corea, nel 2013, però è veramente irritante vedere un uomo trattare in questo modo una ragazza, come se fosse una cosa normale. Qualcuno potrebbe dire che a farlo sono i due personaggi figli di buona gatta, e che questa caratteristica aggiunge al loro essere negativi (e infatti verso la fine Min Yuk non lo fa più), ma è sgradevole ugualmente. Tra l’altro, ogni tanto volano anche schiaffi, senza badare troppo al genere di chi li tira e di chi li piglia, tanti che non ne vedevo così dai tempi dei fotoromanzi.
Per rifarci la bocca, possiamo affidarci alla buona colonna sonora: Incurable Disease, Tears Stole the Heart di Ailee, Heights of Wind Storm di Ji Sung hanno certamente costituito un valore aggiunto alla serie, così come la splendida cinematografia, ricca di scene visivamente appaganti e inquadrature particolari.
Insomma, forse bisognerebbe smettere di fare le pulci ai drama, come se fosse divertente dissezionarli scena per scena per trovarvi difetti. E’ vero, Secret è un drama forse antiquato, vagamente imperfetto, con alcuni punti deboli e trama non sempre logica. Ma la carica emotiva trasmessa dal trio principale, nel bene e nel male, è un potente collante che costringe lo spettatore a saltare compulsivamente dalla sigla di coda di un episodio a quella d’inizio del successivo fino a quando, arrivati all’ending del sedicesimo, non ci si rende conto quasi con sgomento che non ci sarà un’altra puntata da vedere. Per la sottoscritta, questo è l’inizio di una potente crisi di astinenza, che cercherà di placare andando a cercare un’altra serie interpretata da Ji Sung. Prima o poi le finirò, e già la cosa mi rattrista.
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Magnifico affresco, recitato benissimo
Haechi è una perla che non sapevo di perdermi. Non è per chi preferisce grandi storie d’amore e svolgimenti veloci con combattimenti iper coreografati. Chi, invece, ama un buon intrigo politico, superbamente recitato, troverà qui pane per i suoi denti. L'importante è non richiedere una gran storia d'amore, perché qui non c'è. Togliamoci subito il sassolino dalla scarpa: la coppia principe/damo non decolla, e non solo perché la protagonista, Go Ara, sì è infortunata durante le riprese ed è passata dall'essere un'ardita combattente ad una statica dama di corte. Il fatto è che di questa pseudo storia d'amore non si sentiva il bisogno e dà l'impressione di essere un ripensamento posticcio, messo lì per accontentare coloro che se non vedono due sdolcinatezze non ritengono di aver visto un drama. La seconda coppia, che si sviluppa fra gli antagonisti, formata dal principe Milpoong ed una avventuriera, non riesce a catturare il cuore a causa della malvagità dei protagonisti. Povero il Re dei pitocchi che è innamorato di questa donna, assolutamente indegna del suo amore.Ciononostante, ho dato il massimo dei voti perché a queste escursioni romantiche viene fortunatamente dedicato poco schermo e tutto il resto è riuscito ad incollarmi alla sedia meglio dell’attak.
Le vicende che si raccontano, pur se probabilmente molto romanzate, sono quelle del principe Yeoning, che diverrà nel 1724 uno dei più grandi re del suo paese. Si narra quindi la lotta del giovane principe, avversato da tutti perché la madre era plebea, per conquistare il trono prima, e mantenerlo ed effettuare le necessarie riforme poi, e della contemporanea lotta contro lo psicopatico principe Milpoong.
L'attore che interpreta il protagonista, Jung Il Woo, ha saputo veramente rendere al meglio un personaggio tormentato, di altissimi ideali, ma troppo spesso schernito e osteggiato da una nobiltà chiusa nelle proprie arretrate convinzioni, più dedita a mantenere lo status quo che a pensare al bene del paese.
Ciononostante, la palma d'oro va a Jung Moon Sung, interprete del folle principe Milpoong, che per questa sua prova ha vinto anche un premio. La vena di sadica follia, le manie di grandezza, la determinazione, la paura, l’insicurezza e anche l'amore, cosa non è riuscito a trasmettere! L'abbiamo odiato tutti, nonostante in certi momenti non si sia potuto fare a meno di provare pietà per lui.
La povera Go Ara, come detto prima, si è infortunata durante le riprese e ha visto il suo personaggio declassato da guerriera a damigella… e di sicuro non ci ha guadagnato nel cambio. Ho avuto l’impressione che la sua interpretazione fosse migliore nelle scene movimentate, piuttosto che in quelle statiche.
Rimarchevoli anche le interpretazioni di Kwon Yool e Park Hoon, ma in realtà tutto il cast ha recitato ben sopra il minimo edittale. Al netto delle immancabili forzature, sicuramente imposte dalla regia, e comunque recitate al meglio, il comparto recitazione è promosso in generale col massimo dei voti.
Molti personaggi, complice la lunghezza del drama, vengono abbondantemente sviscerati e assistiamo a crescite e cambiamenti importanti. Il re riesce alla fine a conquistarsi rispetto e appoggio anche dagli avversari politici, e non può che essere vero, perché altrimenti non sarebbe restato sul trono per 52 anni. Anche questo è motivo di grande soddisfazione nella visione del drama.
E che dire di ambientazioni e costumi? E’ una serie ad alto budget, e si vede. Il cast è numeroso, anche le scene di combattimento sono ben popolate, ma i costumi sono bellissimi, una vera gioia per gli occhi! Ottimi anche il comparto trucco e parrucco e la sapiente cinematografia, insomma, una festa visiva molto appagante.
Contribuisce all’ottima riuscita anche il commento sonoro, forte di alcune canzoni commoventi e, soprattutto, di diversi pezzi strumentali che ben sottolineano i vari momenti topici, e ce ne sono tanti!
In definitiva, un drama molto ben realizzato, che sarà maggiormente apprezzato da chi non comincia a dire che si annoia al decimo minuto del primo episodio: non è una serie per tutti, ma solo per chi apprezza l’intrigo intelligente, la costruzione lenta e sicura, il crescere di rapporti e amicizie.
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My Bossy Wife Season 2
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La seconda stagione non è più una commedia
Ci colleghiamo direttamente alla fine della stagione precedente, ma i toni sono completamente diversi. Là dove nella prima serie il focus stava nei difficili rapporti tra i due protagonisti principali, ora si innesta una componente di complotto e mistero. Non si ride più e, in compenso, acquisiamo una trama un po' più complessa ma, purtroppo, composta quasi esclusivamente da cliché.Le indagini continuano a essere piuttosto superficiali, le vicende affrettate anche a causa della brevità degli episodi, i colpi di scena ampiamente prevedibili, non saprei dire se perché abbondantemente telefonati o perché, dopo aver visto tanti drama, ormai so già che cosa aspettarmi.
Gli attori principali continuano a comportarsi bene, sono una coppia abbastanza plausibile e recitano in modo dignitoso. Anche i personaggi secondari tutto sommato fanno la loro parte, mentre purtroppo altrettanto non si può dire dei malvagi i quali vengono costretti non si sa se dalla sceneggiatura o dalla regia a produrre delle orribili risate che tolgono loro qual si voglia credibilità.
Musiche e cinematografia continuano a brillare per anonimità, mentre in questa seconda serie i costumi subiscono un netto miglioramento.
In sunto un titolo che vale la pena di vedere per concludere le vicende iniziate con la serie precedente, ma che non brilla in nessun comparto.
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Psychopath Diary
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Tragicommedia divertente
Diario di uno psicopatico è una black comedy, con molti elementi thriller sapientemente mischiati con situazioni e personaggi umoristici.Yoo Dong Shik subisce ogni tipo di mobbing nella società di brokeraggio dove lavora, e anche fuori da lì si fa mettere i piedi in testa da chiunque. Accusato ingiustamente di una débâcle finanziaria, dopo aver subito una brutta parte dal padre, decide di gettarsi dalla cima di un palazzo, ma perde il coraggio e, discendendo, assiste non visto alla scena di un uomo che sta uccidendo un barbone. Su luogo raccoglie un libriccino rosso e fugge in strada per chiamare la polizia che, mentre sta per telefonare, lo investe! Yoo Dong Shik perde la memoria e, leggendo il diario dell’assassino, crede di essere lui stesso un serial killer, ma il suo subconscio si ribella alla nozione.
La cosa genererà non poche situazioni sia tragiche che umoristiche, anche perché attorno al nostro cominciano a gravitare Shim Bo Kyung, una poliziotta figlia d’arte il cui padre ha subito una grave caduta otto anni prima ed è rimasto cerebroleso, e l’enigmatico Seo In Woo, rampollo dei proprietari della società in cui il nostro lavora. Completa il quadro Jang Chil Sung, un ex gangster che prende l’aspirante serial killer sotto la sua ala.
Occorre prima di tutto ribadire che si tratta di una tragicommedia, che a volte ha addirittura i toni della farsa, in questo aiutata dall’incredibile mimica di Yoon Shi Yoon, vero mattatore del drama. Le indagini non vengono condotte secondo manuale, le coincidenze si sprecano, i capintesta delle società fanno il bello e il cattivo tempo come l’imperatore del Catai, la plausibilità va a farsi una nuotata nelle fogne… E allora? E’ una commedia, non si prende sul serio e non va presa sul serio. Molte opere che si spacciano per thriller seri commettono lo stesso tipo di errore (vedi Defendant). Siamo qui per guardare le castronerie del protagonista, non per fare le pulci alla polizia. Come commedia l’opera funziona alla grande e riesce a mantenere l’attenzione dello spettatore e a divertirlo, pur inframezzando diverse verità che fanno pensare, specie a quelli che possono essere i rapporti interpersonali e gli scopi della propria vita. Non solo: gli elementi umoristici e drammatici sono sapientemente fusi, tanto da farci dimenticare che, in effetti, ogni tanto qualcuno ci rimette le penne. Ripeto: è una commedia, il suo scopo non è farci provare simpatia per le vittime.
Particolarmente azzeccati i momenti in cui il protagonista, appassionato di film thriller e d’azione, entra in ‘modalità film’, interpretando nella vita spezzoni delle opere che ha visto, operazione mentale che gli è di aiuto in molte circostanze: in quel momento si vede una cassetta col titolo del film che entra nel videoregistratore.
Tutta la serie si gioca sul dualismo del falso serial killer, il broker formato zerbino, e il serial killer vero, magistralmente interpretato da Park Sung Hoon. Emblematica una scena in cui il broker gioca in una escape room con armi finte e il vero killer si trova nella ‘sua’ stanza dei giochi, con la sua collezione di armi varie.
L’intelligente e spietato gatto (il figlio del presidente) porterà avanti col topo (l’amnesico broker) un gioco crudelissimo che avrà come posta la libertà di quest’ultimo e la vita dei suoi cari, senza badare a chi sacrificherà nel frattempo. Il carismatico killer sembrerà avere la meglio per molto tempo, ma anche i più insignificanti topolini, se messi all’angolo, potranno andare alla riscossa, specie se supportati da una rete di amici pronti ad aiutare.
Nel corso del drama Yoo Dong Shik, il falso killer, acquisirà finalmente un po’ di fiducia in se stesso, pur senza tradire del tutto il suo animo gentile. La poliziotta Sim Bo Kyung a sua volta riuscirà a liberarsi dalla sudditanza psicologica verso l’immagine del padre, diventando una brava profiler. E il cinico serial killer? Beh, non si può fare a meno di provare un po’ (molto poca) di simpatia per lui: in fondo, se il padre non fosse stato a sua volta abusivo, forse le cose sarebbero andate in maniera diversa. Defendant, ricorda qualcosa? Ad ogni modo, i cattivi fanno la fine che si meritano, e questo ci lascia un buon sapore in bocca.
L’ottima interpretazione del cast nella sua totalità è sicuramente uno dei punti di forza di questo drama. Se Jung In Sun, la poliziotta, è un’attrice misurata e convincente, il killer di Park Sung Hoon è esemplare: crudeltà, cinismo, fascino e carisma sono sapientemente dosati in modo da rendere il ritratto di una persona calcolatrice e disturbata, ma apparentemente normale. Come già detto, è però Yoon Shi Yoon il mattatore della serie: la sua interpretazione costantemente sopra le righe ben rende l’idea che l’uomo di strada può avere di come sia un folle: esagitato, bipolare, maldestro, inopportuno e perché no, simpatico. I suoi cambiamenti repentini d’espressione colgono sempre di sorpresa e il suo sorrisino crudele o lo sguardo intenso di quando fa sul serio sono terribilmente inquietanti. Sia la parte drammatica che l’umoristica sono ben affidate alla sua incredibile mimica. Anche Heo Sung Tae, l’ex gangster, contribuisce non poco a farci ridere con la sua incrollabile devozione per il protagonista.
La buona riuscita dell’opera è sicuramente aiutata dall’ottimo commento musicale, forse non molto vario, ma che sicuramente sa ben sottolineare sia i momenti più drammatici che quelli più ridicoli. La cinematografia, poi, è molto attenta e curata.
In sunto, a patto di non cercare il massimo della coerenza e plausibilità, un ottimo drama che vi farà ridere e anche pensare. E’ una commedia, e il suo lavoro lo fa benissimo. Ce ne fossero! E vado immediatamente a cercare altri lavori interpretati dagli attori protagonisti. Meritano.
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A vederlo dopo Unnatural ci perde
Non è che sia una brutta serie, affatto, però ha un piglio decisamente troppo scanzonato. Proprio perché viene listato come contenuto correlato a Unnatural, ci si aspetterebbe la stessa serietà. Invece i protagonisti spingono molto sull'umorismo, benché non manchino in effetti scene tristi e tragiche. Grande importanza viene data anche a temi di un certo spessore, di denuncia sociale, e si pone l'attenzione con una certa insistenza sul fatto che in Giappone non esisterebbe la protezione testimoni. Il sistema di polizia del paese viene in qualche modo fortemente criticato, così come certe convenzioni sociali e il maschilismo non troppo sottile.Però purtroppo le indagini in sé non sono molto attendibili e molto spesso si risolvono per coincidenze. Dal punto di vista della solidità delle investigazioni proprio non ci siamo. Avrei preferito un approccio molto più serio, però questa è una mia opinione personale. Si potrebbe ritenere più importante fare passare il messaggio di denuncia sociale di cui si parlava prima, usufruendo di un mezzo che non sia troppo pesante per lo spettatore. Vedendo le cose da questo punto di vista il prodotto è sicuramente riuscito perché non si può negare che intrattenga e faccia il proprio dovere.
Innegabilmente gli attori sono stati bravi, sia nelle espressioni che nelle manifestazioni di fisicità, portate avanti con manifesta energia. I rapporti fra i protagonisti sono stati abbastanza sviscerati, considerata la relativa brevità della serie. Il progressivo sviluppo dell'amicizia fra il duo principale ha fatto da buon collante alle vicende.
Il commento musicale ha ben accompagnato le azioni anche se le ambientazioni per le strade cittadine hanno peccato forse un po' di presenza di comparse, traffico e quant'altro. A volte si aveva l'impressione che le strade fossero state svuotate apposta o che si trattasse addirittura di set cinematografici. Poco credibile, anche se comprendo che girare in mezzo al caos sarebbe stato impossibile.
Purtroppo c'è anche il problema del boss finale che è stato piuttosto deludente, così come tutta l'ultima puntata che non mi è piaciuta affatto, sia perché ci ha fatto un brutto scherzo a metà, sia soprattutto perché non mi è piaciuta l'impostazione filosofica dei discorsi tra poliziotti e malviventi. Mi è parsa superflua e in qualche modo dannosa ai fini della storia.
Insomma un ottimo prodotto, che però per vari motivi, volendo anche di scarsa importanza, non mi ha soddisfatto appieno.
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