Hundred Days Bride
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Feuilleton
Cosa dire? è terribilmente cliché e recitato di conseguenza: overacting a go g, specie da parte dei protagonisti maschi, e situazioni oltre ogni limite della plausibilità. Complotti da asilo Mariuccia e situazioni per cui per ogni minima contrarietà volano punizioni esemplari, alla lunga sono un po' stancanti.I costumi sono molto piacevoli, così come le ambientazioni e gli attori, che non saranno il massimo come recitazione ma che si lasciano tutti guardare senza opporre resistenza, compreso il cattivissimo della situazione al quale gli occhiali donano parecchio.
Nonostante la storia in sé sia talmente sopra le righe da rifare il giro e ricominciare dal sol, nonostante le esagerazioni e le scenate di dubbio gusto, nonostante un finale assurdo in cui la polizia consente ad un criminale di agitare un coltello, nonostante tutto sembri congiurare per evocare l'idea di un disastro ferroviario, non sono riuscita a fare a meno di guardarlo fino alla fine. Pur con la distinta sensazione di star sprecando il mio tempo, non sono riuscita a staccarmene fino ai titoli finali. Vuol dire che tutto sommato, in mezzo a questa fiera del Cliché di cattivo gusto, qualcosa di buono c'era. Probabilmente si è appellato ai miei istinti più bassi.
Per conto mio, per essere un drama dedicato alla vendetta, il cattivissimo ha sofferto troppo poco. Opinioni personali. Così come è una mia personalissima opinione che, almeno in questo specifico drama, Dai Gao Zheng abbia apportato una piacevolissima presenza fisica, ma una scarsa presenza attoriale.
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Zhang Gong Zhu Bu Ke Yi
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Troppo frettoloso
Quasi una tragedia di Shakespeare!Avrebbe potuto essere decisamente migliore, se solo avesse avuto un minutaggio più consistente.
Il 180° degli ultimi episodi avrebbe dovuto/potuto essere preparato meglio, così i personaggi sembrano schizofrenici... E diciamoci la verità: la qualità della recitazione lascia parecchio a desiderare, si salva solo un po' la protagonista. Per il resto è un pianto greco.
Buoni i costumi e le ambientazioni, buona la musica, una trama promettente ma sciupata dalla fretta. Peccato.
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Fall in Love With My King
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inutile
Affrettato e infantile, pieno di buchi nella trama e, in definitiva, abbastanza inutile.La coppia principale, che è anche l'unica, tutto sommato ha una chimica decente e la recitazione non lascia troppo a desiderare, così come i costumi, per quanto abbastanza dimessi, e le ambientazioni decisamente anonime. i combattimenti almeno, non fanno rabbrividire come quelli di altri drama. Il lieto fine è d'obbligo, ma il colpo di scena finale è talmente telefonato che la produzione deve aver pagato un capitale in bollette.
Il fatto che ne abbiano fatto un film forse l'ha penalizzato, magari ci avrebbe guadagnato un po' con la formula del mini drama, alla quale si perdona qualcosa di più. Il fatto che, invece, si trattasse di un film, ha fatto brillare tutte le cose negative. appena sufficiente, buono se si hanno un paio d'ore da buttar via.
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Condensato, altri drama farebbero 12 ore almeno
è un mini drama quindi ha tutti i pregi e tutti i difetti di questo format.le vicende sono, come spesso accade, piuttosto inverosimili, specie se applicate ad un ambiente di società commerciali. rivalità familiari, gelosie, ripicche, tentati omicidi, complotti dirigenziali, situazioni alla papà Gambalunga, antiche amicizie e situazioni di infanzia che riverberano le proprie conseguenze in età adulta... quasi tutti i Cliché del genere sono contemplati e usati in quest'opera. allora perché un voto così alto? semplicemente perché, grazie al format di così breve durata, le situazioni non vengono gonfiate e ripetute oltre ogni limite e quindi lo svolgimento della trama si segue senza troppa difficoltà e soprattutto senza noia. gli attori hanno dato una buona prova di sé, facendo sì che, nell'insieme, le venti brevi puntate scorressero lisce come l'olio portandoci a lieto fine senza difficoltà. arrivare ai titoli di coda e non sentire di aver sciupato il tempo, in una romcom di questo tipo, è un ottimo risultato.
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Luo Yang Si Qian Jin
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si chiude un arco, speriamo facciano una seconda stagione
per essere un mini drama è fatto molto bene. costumi, ambientazioni, attori e, fino a un certo limite, trama, sono ben sopra il minimo edittale.gli attori specialmente hanno fatto un ottimo lavoro, la coppia principale ha una buona chimica e, bene o male, tutti quanti hanno recitato abbastanza bene, considerando che si tratta di una commedia e quindi c'è da aspettarsi alcune forzature.
dal punto di vista della trama, il finale appare un po' affrettato e non troppo spiegato. c'è da dire anche che, in effetti, la vicenda non è affatto finita e quindi non ci resta che sperare in una seconda stagione che completi la vicenda e che, sperabilmente, ci racconti anche le storie delle altre tre sorelle.
titolo comunque abbondantemente promosso.
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The Only Girl You Haven't Seen Season 2
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Această recenzie poate conține spoilere
Inferiore alla prima serie
Pur rimanendo un'ottima serie, risulta un pochino inferiore alla prima. A un certo punto la trama se n'è andata un po' dappertutto, ci sono state situazioni piuttosto risibili e i cattivi, alcuni nemmeno tanto previsti, sono stati sconfitti troppo facilmente. La cosa peggiore però secondo me è stato che alla protagonista non hanno fatto un buon servizio. Mentre il protagonista maschile ha continuato ad amarla senza se e senza ma anche se lei gli aveva mentito, lei d'altro canto è stata fin troppo cattiva nei suoi confronti e l'ha abbandonato addirittura due volte di cui la seconda quando lui era già imperatore. Poco plausibile che dopo qualche tempo lui se la sia ripresa e nessuno abbia detto niente: stiamo parlando di un imperatrice che deve essere al di sopra di ogni sospetto agli occhi della corte e del popolo.Ad ogni modo una serie molto gradevole per il tipo di dramma che è, ben realizzata tutto sommato, con un lavoro di cinepresa certamente non sciatto, dei buoni costumi e un commento musicale abbastanza sul pezzo. Mi è piaciuta molto l'interpretazione della coppia protagonista e soprattutto quella del terzo Principe. Sicuramente non è stato tempo perso e se mai faranno una terza serie la guarderò di sicuro.
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The Only Girl You Haven't Seen Season 1
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The King and the Clown
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Inusuale, "antico" ma godibile
Tenuto conto che si tratta di un film che ha quasi vent'anni, girato in Corea, tanto di cappello. E' ovvio che non può essere paragonato ad un'opera dei giorni nostri.Un Lee Joon Gi ancora in boccio, ma che già prometteva quel che ha poi mantenuto, e anche tutto il resto del cast ha funzionato alla grande. E' normale che nella lunghezza di un film si perdano molte sfumature, la storia si sarebbe forse potuta migliorare con un breve drama, ma anche così è stata soddisfacente.
Forse un po' oscuro e sospeso il finale, in linea con le ultime inquadrature che vedono i protagonisti sospesi per aria.
Un'ottima visione, per me.
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Huang Fei Wei He Na Yang
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carino per essere così breve, finale affrettato
un mini drama di tutto rispetto, forse coi soliti temi della reincarnazione e della vendetta. le solite rivalità e vendette familiari condotte in un ambientazione minimalista con pochissimi personaggi che, tuttavia, sono efficacemente recitati dai vari attori. i costumi sono sufficienti così come le ambientazioni e la musica non è di disturbo. è ovvio che non c'è molto tempo per approfondire il carattere dei vari personaggi ma il tutto rimane comunque molto godibile, almeno fino alla fine, quando le fila vengono tirate in maniera affrettata e un po' troppo semplicistica. il fatto che poi, come solito a causa della censura cinese, tutto il discorso della reincarnazione venga ridotto all'abusato Cliché del sogno, non fa altro che detrarre alla piacevolezza. forse sarebbe un po' più di sette e mezzo, ma di sicuro non arriviamo a 8. il lato positivo di tutta la questione è che, essendo così breve, non ci perdiamo in subtrame di nessun interesse: la storia sfila liscia fino alla fine e in definitiva ci lascia un buon sapore in bocca.Considerați utilă această recenzie?
mini drama con un'anima troppo sottovalutato
Ogni tanto capita di incappare in una piacevole sorpresa e questa è una di quelle volte. Questo mini drama, per quanto lo faccia in maniera forse troppo scoperta, se vogliamo, è una di quelle rare perle che ci fa riflettere su di noi, sulla nostra vita, sulla pressione che la società, intesa come massa dei nostri pari, ci fa, spingendoci a comportarci in maniera contraria a quelli che sarebbero i nostri veri desideri e a quella che sarebbe l'aspettativa che abbiamo per la nostra vita. Per contro, il fatto di mostrare costantemente una maschera a chi ci circonda distrugge la percezione che abbiamo del nostro sé e ci porta tutta una messe di insicurezze perché non siamo più in grado di capire quale sia la persona, la maschera con cui si rapporta il nostro prossimo: saremo simpatici, saremo amati per come recitiamo, per il nostro personaggio, o per come siamo veramente? A questi e ad altri interrogativi da una risposta questa serie , forse in maniera un po' infantile, ma comunque in modo abbastanza intelligente. Gli attori si sono comportati tutti più che bene, sia la coppia principale che è molto carina e piacevole, sia le spalle e i personaggi secondari, che hanno fatto tutti il loro dovere. Ampiamente promosso e consigliato.Considerați utilă această recenzie?
Hold On, My Lady
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miniserie simpaticissima e senza troppi fronzoli
sono solo 12 episodi da 20 minuti ciascuno, proprio quello che serve per sviluppare una storia dalla trama lineare, senza giri di parole. forse lascerà alcune cose inspiegate, magari il finale sarà un po' improvviso, qualcuno potrebbe addirittura dire che non ha capo né coda. la famiglia antagonista che in teoria dovrebbe avere un sacco di cattive aspirazioni in realtà si vede solo nella figura della figlia che vorrebbe a tutti i costi sposare il protagonista, il tutto risulta un pochino sospeso nello spazio e nel tempoparrebbe una recensione negativa ma in realtà non è affatto così, perché il punto di forza di questo mini drama è l'evoluzione del rapporto della coppia principale e, in seconda istanza di quella secondaria costituita dal fratello del protagonista e dalla moglie. è chiaro che si tratta di un lavoro a bassissimo budget, ciò nonostante sia le ambientazioni che i costumi si difendono senza troppa difficoltà.
il protagonista maschile ha lavorato molto poco nell'ambito della recitazione questo era il suo primo drama all'apparenza e direi che se l'è cavata più che bene.
anche per la protagonista femminile si trattava del primo ruolo in un drama e anche su di lei, tutto considerato, non si può dire nulla di male successivamente però lei ha continuato a lavorare nel mondo dei drama pur senza eccellere.
in definitiva si tratta di uno show che si guarda volentieri per passare un paio d'ore simpaticamente a patto di non pretendere nulla di eccezionale anche dal punto di vista dell'approfondimento dei personaggi. è una commedia romantica e nulla di più
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Pane, amore e fantasia
D'accordo, il pane c'entra poco, ma è forse l'unico cibo che non vediamo in questo show. A pensarci a serie finita, uno potrebbe quasi pensare che metà del tempo sia passato nel vedere qualcuno cucinare, normalmente la protagonista, ma spesso anche altri cuochi. Ovviamente non è lei personalmente a cucinare, ma è molto interessante vedere queste scene anche se alla lunga il commento musicale che le accompagna diventa un tantino noioso. Bisogna veramente riconoscere i meriti del regista E di chi ha effettuato le riprese perché molto spesso si tratta di scene filmate con angolazioni particolari belli scenari belle riprese in generale anche ma non solo riguardo al cibo.La musica in generale è abbastanza godibile pur se in realtà non molto varia, mentre le ambientazioni sono decisamente curate e adatte al tipo di spettacolo. I costumi sono per lo più piacevoli, anche se le divise dei componenti della scorta, viste da vicino, danno a volte un'idea di plasticaccia. Presumo che dovrebbe trattarsi di pelle e cuoio, ma in realtà spesso somiglia più alla tela cerata.
A parte questi piccoli dettagli tutto sommato abbastanza secondari, la recitazione di tutti quanti è decisamente sopra il minimo edittale. La protagonista Tang Min , che avevo già visto in General' s lady, è molto piacevole alla vista e, anche se non dotata di una bellezza stellare, si fa ben valere in questo ruolo di commedia leggera.
Il protagonista finora non ha partecipato ad altri drama in veste di ML, e si comprende perché: decisamente non ha una bellezza classica rispetto a tanti suoi rivali, non so se per il trucco necessario per il drama in costume, ma sembra diversi anni più vecchio della sua età anagrafica e anche dal punto di vista della recitazione non è che sia propriamente il massimo, specialmente quando deve ridere coi denti, sembra affetto da un rictus. Ad ogni modo, per il tipo di spettacolo che è, è più che adatto alla parte.
Anche gli attori secondari, di cui alcuni sono abbastanza caricaturali (per esempio la sorella di lei e la madre di lui), si comportano più che bene e contribuiscono a portare in porto un drama più che apprezzabile, veramente godibile.
Ma, in definitiva, il punto di forza di questo drama è la fiera dei buoni sentimenti. Pur se è vero che grandissima parte dello show viene dedicata alla preparazione di piatti succulenti, i legami di amicizia e specialmente familiari hanno un'immensa importanza. È praticamente uno slice of life, ambientato principalmente nelle cucine. In realtà, accade molto poco. Le problematiche, le sfide, i pericoli sono generalmente di scala molto ridotta, anche se occasionalmente può capitare che qualcuno rischi la pelle. Non esiste un Big bad boss finale da battere, ma diversi piccoli Meschini personaggi che a definirli antagonisti si sarebbe loro un grosso favore. È però molto bello vedere come certi personaggi inizialmente visti appunto come rivali e o antagonisti, diventino poi parte dell'entourage della nostra cuoca. In realtà forse sono stata un tantino esagerata nella valutazione di questo drama, posso solo addurre a mia discolpa il fatto che raramente ho visto uno spettacolo così rilassante e piacevole e che è riuscito a portarmi alla fine di 30 lunghi episodi senza farmi mai annoiare pur disponendo tutto sommato di una trama semplice, lineare e poco ansiogena. Chapeau.
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Tra adorabili "gattini"
Due storielle vagamente educative suddivise in 4 episodi brevissimi. Veramente poco da raccontare. La vera forza di questo mini mini-drama è il casting. I tre "micetti" sono molto carini e hanno un viso dall'aria decisamente felina. Si sono anche calati molto bene nella parte: vederli giocare con vari oggetti è veramente spassoso, perché sembra di vedere davvero dei gatti che si litighino un giocattolo. Dalla postura, agli sguardi, ai movimenti, tutto grida GATTO! Non è un format che possa reggere una lunga durata, e infatti è perfetto così: una mezz'ora di tranquillo divertimento condito con qualche lezioncina.Considerați utilă această recenzie?
I'm Real Song Joong Ki
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Simpatico, guardare Song Joong Ki è sempre un piacere!
Simpatico show, da vedere quando si hanno un paio di orette scarse in cui scollegare il cervello e guardare qualche carineria.Song Joong Ki va a Tokyo da solo (beh, in realtà con almeno mezza dozzina di personale di staff!) per visitare diversi luoghi ma, soprattutto, per mangiare e farci vedere i vari cibi proposti in loco. Passiamo così per omurice, udon, sushi, sake, uova cotte nell’acqua sulfurea e varie altre prelibatezze.
Nel contempo, ci offrono delle mini interviste, in cui Song Joong Ki ci parla di famiglia, ricordi, carriera, benché all’epoca (2010) fosse praticamente solo agli inizi.
L’idea che ci facciamo di questo ragazzo, all’epoca ventiseienne, è di una persona molto dolce e simpatica, cortese con tutti e soprattutto col suo staff. E, non conoscendolo affatto, non si può fare a meno di chiedersi se sia così davvero o se sia tutta scena… Ad ogni modo, il suo sorriso è veramente contagioso!
Certo, non è uno show da rivedere: di bellezze paesaggistiche si vede veramente poco, e anche vederlo mangiare, dopo un po’ perde fascino. Ma, per i fan di questo attore, può essere sicuramente un modo soddisfacente di completare un percorso e poter dire: Ho visto tutto di lui, ma proprio tutto!
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Arthdal Chronicles Part 1: The Children of Prophecy
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Questa suddivisione in tre parti – ma su Netflix ci sono tutte le 18 puntate in fila – ad alcuni può essere risultata sgradevole, ma per chi si approcci al titolo solo ora è un discorso senza alcun valore.
La storia è ambientata nell’età del bronzo, e prende più di uno spunto dalla mitologia coreana. I Naeanthal, una razza di super umani che vive in armonia con la natura, dagli occhi e sangue di un azzurro vividissimo, vengono sterminati fino all’ultimo dai Saram, gli umani che sono posseduti dalla smania di possedere terre, ricchezze e potere. Rimangono alcuni Igutu, mezzosangue umano/Naeanthal, che hanno il sangue viola e capacità superiori, a cui viene data una caccia spietata.
Eunseom è uno di questi Igutu, che non sa d’esserlo, e viene accolto in una tribù che vive isolata, ma sarà ben presto aggredita dalle truppe dei Saram, guidate dal fortissimo Tagon. La lotta di Eunseom per salvare quel che resta della sua gente occuperà buona parte di questo primo corso, sullo sfondo di intricatissimi intrighi e lotte intestine, anche fra padri e figli – e figlie. Ma, alla fine, continuare a parlare della “tribù” Wahan diventa un po’ ridicolo: i sopravvissuti sono sì e no una dozzina.
C’è chi si lamenta che non sia stato spiegato abbastanza degli usi e costumi di questo mondo inventato. Personalmente, non mi sono trovata spaesata e, dopo un po’ di difficoltà, che trovo comunque guardando tutti i drama orientali, sono riuscita a districarmi fra le varie tribù/fazioni.
Quel che ho trovato, in abbondanza, è una grande cura per l’impatto visivo delle varie scene. Le ambientazioni sono varie e, quando occorre, relativamente ricche. Molti inseguimenti sono stati filmati in modo tale che mi trovavo ad ansimare con gli inseguiti. Trucco e parrucco sono veramente ammirevoli: specie nella tribù Wahan, quella di Eunseom, hanno fatto un lavoro egregio, anche nei costumi. Ho trovato molto gradevoli, ma forse poco coerenti, i costumi “cittadini” e degli eserciti, forse un pelino troppo moderni per il periodo che si vuole rappresentare. Ma, siccome si tratta pur sempre di un mondo di fantasia, tutto ci può stare. Il commento musicale non è forse molto vario, ma adeguato a quel che passa sullo schermo. Non indimenticabile, ma nemmeno disprezzabile.
Song Joong Ki, nella parte di Eunseom, è stato veramente perfetto, e d’altronde è un grande attore, che ha consegnato l’ottima interpretazione che da lui ci si aspettava. Kim Ji Won è stata la brillante interprete di Tanya, la discepola della Grande Madre della tribù Wahan, la Lupa Bianca. Come Eunseom, è nata sotto il segno di una profezia e la sua crescita interiore, la sua affermazione come Grande Madre, la riuscita nel comunicare col mondo degli spiriti avranno grande importanza ai fini della storia.
Tagon è l’eroe guerriero di Arthdal. Eroe solo per la sua gente, perché in realtà si comporta come i colonialisti europei di qualche secolo fa, se non peggio. E’ un uomo fortissimo e intelligentissimo, sin da bambino disprezzato e temuto dal padre, che è il capo dell’Unione delle tribù Saram. Anche questo conflitto sarà basilare per le vicende.
Cosa non mi è piaciuto? In realtà c’è stato un momento in cui mi sono sentita un po’ stranita: in una scena, un personaggio si atteggia a divinità scesa in terra, con un vestito bianco, capelli castani sciolti, barba… Momento piuttosto cringe. Ma passa in fretta.
In definitiva, esperienza in generale molto più che positiva, per quanto monca. Per fortuna posso saltare subito alla seconda parte. Corro!
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